La violenza negli stadi è in primo luogo una violenza di gruppo, una manifestazione di quel fenomeno della forza del “Branco”, esteso a tutta la categoria animale.
Tentare di spiegare il comportamento violento facendo riferimento a logiche disposizionali o caratteriali del singolo non porta lontano: presto si scopre che le persone coinvolte non sono normalmente più violente, più ignoranti, più socialmente disadattate di molte altre.
Il gruppo(o branco) è dunque il livello dimensionale da osservare.Che cosa contraddistingue i gruppi di ultras? Gli ultras hanno gruppi fortemente strutturati, con dei confini ben precisi, nei quali si condividono regole ferree e codici normativi, esiste un leader carismatico, una simbologia condivisa (i colori della squadra), degli elementi di identificazione (cappelli, sciarpe, bandiere…), delle ritualizzazioni simboliche (le coreografie, le ole, i gesti scaramantici..), una storia passata, fatta di gesta eroiche, di cui ogni membro è allo stesso tempo testimone e protagonista, un territorio concreto e simbolico di demarcazione.
Anche l’ingresso stesso nel gruppo ha i suoi riti di iniziazione e delle qualità che il futuro membro deve dimostrare di possedere: solidarietà, affidabilità, coraggio, e una certa virile durezza, se non proprio aggressività, (attributo popolare e prerequisito essenziale di accettazione nelle subculture a prevalenza maschile).
Il gruppo ultras ha un alto livello e senso della gerarchia e possiede delle regole di premiazione e sanzione dei comportamenti non scritte, ma profondamente radicate e riconosciute da tutti.
Abbatte la variabilità di opinioni interna e appiattisce le provenienze culturali, sociali, motivazionali dei membri, eterodirezionando l’aggressività e innalzando un altare a un dio comune ed esigente.
|